TROPPE FALSITÀ CONTRO L’UNIONE
15 maggio 2019, Valerio Corradi per il Giornale di Brescia
È evidente che l’Unione Europea sta attraversando una fase di sofferenza e di disagio. Sembra essersi esaurita la spinta propulsiva che ha portato Paesi diversi a reagire agli orrori del secondo conflitto mondiale con la nascita di un’organizzazione sovranazionale. Al contempo, si è indebolita l’idea che da un disegno politico unitario possano derivare vantaggi durevoli per tutti. Eppure, nella sua breve storia, accanto a molte incertezze, l’Unione europea ha ottenuto risultati non indifferenti sul piano sia politico, sia economico.
Ha reso popoli storicamente ostili dei concittadini, è stata insignita del Premio Nobel della Pace (2012) per il contribuito dato all’avanzamento della pace, della democrazia e dei diritti umani, ha reso possibile la libera circolazione di merci e persone andando nelle direzione di un mercato unico, e ha introdotto strumenti come la moneta unica e dispositivi finanziari che tramite l’attività della Banca Centrale Europea, malgrado alcune pesanti controindicazioni, hanno consentito di reggere all’urto della crisi economica e agli attacchi speculativi.
Non è poi da trascurare il sostegno a 75 programmi nazionali e regionali, che ha consentito all‘Italia, nel periodo 2014-2020, di ricevere oltre 42 miliardi di euro in Fondi strutturali e d’investimento. Si tratta di conquiste e di opportunità tangibili che oggi passano in secondo piano di fronte ad atteggiamenti scettici o apertamente anti-europeisti.
Ma se da una parte sono molto dibattute le posizioni politiche che alimentano questo clima di sospetto verso l’Unione Europea, dall’altra parte, poco si dice sulle cause del crescente scetticismo diffuso nell’opinione pubblica. Tra queste, ha un peso rilevante la crescente distorsione della comunicazione pubblica, che rende complicato produrre discorsi pubblici positivi su una pluralità di argomenti senza diventare bersaglio di aggressioni social, critiche unilaterali, accuse di coltivare interessi particolari.
Ne sono una dimostrazione le 23 pagine di Fake News, con circa 2,5 milioni di Follower, bloccate in questi giorni da Facebook e pronte per essere ri-condivise in rete nell’ultima parte della campagna elettorale. I messaggi pieni d’odio e le informazioni false in essi contenuti mostrano l’influenza che una comunicazione politica distorta può avere quando parliamo di Europa o di argomenti ad essa collegati, es. immigrazione, sicurezza.
Si tratta di messaggi che non si pongono l’obiettivo di far riflettere l’opinione pubblica e di farla maturare, ma di dividerla, polarizzandola in fazioni e individuando regolarmente dei bersagli deboli da colpire. Il problema della distorsione della comunicazione non è di poco conto se si pensa che oggi l’opinione pubblica si forma sempre più sulla base di quello che circola sulle reti social e la stessa politica sta assumendo il web come unica (e forse ultima) frontiera della partecipazione.
La “rete”, tuttavia, presenta molti coni d’ombra che portano a nuove forme di omologazione e di manipolazione, minando le fondamenta di un dibattito politico che voglia dirsi democratico. È urgente porre un freno a questo tritacarne comunicativo per impedire che dalla politica della post-verità si entri nella spirale regressiva della post-democrazia.
Valerio Corradi